martedì 28 giugno 2011

Da Ciudad Bolivar al Salto Angel via Canaima (e ritorno) 23 - 28 giugno 2011

Lasciata Puerto Ordaz arriviamo alla vicina Ciudad Bolivar per organizzare l'escursione al Salto Angel.

Scesi al terminal terrestre non facciamo in tempo a caricare gli zaini sulle spalle che veniamo ''catturati'' da Carlos, un simpatico gordito che ci inizia ad elencare tutte le escursioni che organizza con la sua agenzia e ci invita a dormire nella sua posada familiare dove ci spega che possiamo stare a gratisse per questa notte anche se non ci accorderemo per partire con la sua organizzazione per il Salto Angel.

Arriviamo alla posada distrutti, sporchi e ancora bagnati dopo il giro nel delta e anche un pò frastornati per l'insistenza e la parlantina stile napoletano di Carlos che alla fine ci convince a partire l'indomani offrendoci un buon prezzo per quattro giorni e tre notti a Canaima e al Salto Angel, offrendoci la cena e promettendoci che potremo fermarci qui da lui anche al ritorno.

Cosi l'indomani ci svegliamo e dopo una ricca colazione ci viene a prendere un tassista che ci porta al piccolo aereoporto della città, dove è custodito con cura l'aeroplano con cui Jimmy Angel sorvolò e vide per la prima volta la cascata più alta del mondo.







L'aereo di Jimmy Angel


Alle 8,30 circa partiamo alla volta di Canaima su un piccolo monomotore Cessna stile ''Blow''.







Il nostro aereo per l'andata, al ritorno era messo un pò peggio...


Il velivolo, al suo interno sembra di stare su una macchina ma che dico macchina è più calzante utilitaria, è a 6 posti compreso quello del pilota che nel viaggio tenendo la cloche con una sola mano apre e sfoglia tranquillamente il giornale come se stesse a sedere a casa sulla poltrona!







Durante il volo

Inutile dire che il velivolo è decisamente traballante, in particolare quando si passa dentro le nuvole è peggio di una 600 su una strada dissestata!

Il panorama sotto i nostri occhi è sempre più incantevole man mano che ci avviciniamo a Canaima, e quando da lontano si iniziano ad intravedere i primi imponenti tepuis che si innalzano dalla pianura verso l'alto nel bel mezzo della foresta, nei pressi della laguna di Canaima, l'aereo inizia la discesa verso il piccolo aereoporto, se così si può definire la struttura fatta di pali di legno e tetto di paglia, situato accanto al villaggio ed alle varie posadas.







La laguna di Canaima dall'aereo. No comment.

Giunti a destinazione ci avvisano del piccolo sconvolgimento di programma, infatti dobbiamo partire subito per il Salto Angel (e non come accordato preventivamente andarci il giorno dopo), questo ci da un pò di preoccupazione iniziale, ma si rivelerà la cosa migliore, infatti partiamo con un buon gruppo e non di troppe persone e il giorno dopo ci saremmo dovuti aggregare ad un pessimo gruppo di più di venti persone tra cui parecchi un bel pò avanti con l'età...

Il gruppo che è guidato dal mitico Antonio Alli che si fa chiamare affettuosamente Toni è composto da me e Daniele più altre cinque coppie: 2 portoghesi, 2 venezuelani (in viaggio di nozze e residenti vicino il PN Morrocoy) un italiano marchigiano con la sua morosa venezuelana conosciuta in Italia che vivono a Caracas, un altra coppia di venezuelani e due pazzi scatenati italiani che viaggiano da circa 9 mesi in barca a vela intenti a percorrere il giro del mondo.

Fatte le presentazioni siamo pronti per partire: il percorso è lungo ed impegnativo.

Dopo un assaggio (dal primo mirador che incontriamo sul percorso, vicino il salto Ucaima) della potenza di tutta l'acqua che viene giù per il fiume e va a confluire nelle cascate che si gettano nella sottostante laguna di Canaima si sale in 'lancia'.








Salto Ucaima

Dopo una ventina di minuti di navigazione bisogna scendere e percorrere un tratto di terraferma per evitare le rapide che non si possono attraversare con la barca piena di gente e si cammina per un'ora circa sotto il sole cocente, poi di nuovo sulla barchetta che va una spada anche contro corrente, ma imbarca acqua a secchiate ogni volta che incontriamo le onde create dalle rapide oppure dei piccoli dislivelli nel letto del fiume.







La lancia (a destra) e Toni (a sinistra)







Cammino nella sabana

Dopo un altra oretta di fiume, ci fermiamo per una sosta al Pozo de la felicidad, così chiamato perchè chiunque vi si ferma poi riparte con il sorriso sulle labbra, dove una piccola cascata forma una sorta di piscina naturale in cui è possibile tuffarsi e rinfrescasi un pò ammirando il paesaggio circostante e mangiando qualcosa.







Al pozo de la felicidad



Non c'è tempo da perdere e cosi dopo il break unico e rinfrescante si riparte su per il fiume navigando verso il Teipus da dove nasce l'Angel che è ancora lontano, ma nel viaggio altre formazioni rocciose imponenti da dove nascono altre tantissime cascate più o meno alte fanno si che non ci si annoi mai, fino a che in lontananza si inizia a scorgere dell'acqua che sembra cascare dal cielo per quanto sta in alto, iniziano i brividi e la pelle d'oca, una sola parola: SALTO ANGEL.



Finalmente siamo ai suoi piedi e da qui l'emozione non è facilmente descrivibile, se non impossibile, infatti si rimane ad ammirare stupefatti e in silenzio questo capolavoro della natura che non ha rivali nel suo genere. Possiamo solo mettere qualche foto che sicuramente non renderà l'idea di quello che si prova a stare li sotto in carne ed ossa! brrrrrrrr

Ora si deve affrontare una scalata di circa un'ora per poter ammirare da più vicino il Salto, ma nonostante il viaggio abbastanza faticoso ora la stanchezza sembra essersi dissolta, infatti senza esitazioni si parte quasi correndo per il Mirador.







Stremato. E siamo solo a metà del cammino


Ormai zuppi di sudore percorriamo l'unico sentiero creato tra rocce e radici e salendo sempre più in alto si sente sempre più forte e prepotente il frastuono dell'acqua che scende senza sosta da circa 980 m fino a che dal Mirador ecco spuntare tra le rocce un immensa massa d'acqua che sembra surrealmente cascare direttamente dal cielo, a causa delle nubi che non permettono di vedere bene l'inizio del Salto se non per qualche breve istante.




Percorsi un altra manciata di metri dal Mirador andiamo la dove la cascata forma una laguna di acqua purissima e freddissima,che si puà anche bere, nella quale non si può fare a meno di tuffarsi ed ammirare a mollo il getto d'acqua che dall'alto scende verso di noi...da qui vi posso assicurare che ci si sente piccoli piccoli!









Sotto il Salto. Proprio sotto!

Grazie Salto Angel !!!


Purtroppo la luce inizia a calare e bisogna a malincuore iniziare la discesa, stavolta la stanchezza si fa sentire dopo aver scaricato l'adrenalina!

Arriviamo al campamento ai piedi del Salto Angel letteralmente fatti d'acqua e al buio più totale dove ci asciughiamo e cambiamo di corsa prima di mettere qualcosa sotto i denti, poi dopo una chiacchierata con il simpatico Tony e gli altri ragazzi del gruppo aspettiamo che finisca l'alimentazione che tiene accese le lampadine del campamento prima di andare a dormire,se cosi si può dire, infatti le amache dove 'alloggiamo' (ma penso come tutte) non sono delle più comode al mondo, ma non si può avere tutto dalla vita!



Svegliarsi la mattina seguente, scendere dall'amaca, fare pochi passi, alzare gli occhi al cielo e ammirare il Salto Angel in tutta la sua maestosità da quaggiù non è cosa che capita tutti i giorni! Un esperienza unica e indimenticabile, che purtroppo dopo una veloce colazione ed aver preparato gli zaini dobbiamo lasciare ben presto.







Buongiorno!



Sono circa le sei e mezza quando ricomincia la discesa verso Canaima, stavolta senza soste, ma con la corrente a favore e quindi di poco più veloce, ma non meno 'bagnata' dell'andata.

Arrivati al campamento a Canaima si va a rifoccillarsi per ripartire subito il primo pomeriggio verso il Salto Sapo, più vicino, ma non meno unico ed emozionante come intensità.

Occorre infatti attraversare solo la laguna dalla quale siamo a due passi e nella quale si riversano senza sosta e con una potenza a dir poco impressionante quattro cascate formate da tutte le acque circostanti e che vengono condotte tutte qui dal fiume soprastante, navigato il giorno prima per arrivare al Salto Angel.

Scesi sull'isola Anatoli, ci dirigiamo a piedi verso la cascata percorrendo un paesaggio molto particolare e suggestivo. Stavolta con un altra giuda (Jesus) e con un altro gruppo, tra cui spicca il Gordo,chiamato cosi anche dalla giuda, che non fa niente per non mettere in mostra il suo pancione stratosferico, nemmeno quando il figlio (un omone di 2 metri) gli spalma il repellente per gli insetti mentre lui mangia beato un pacco di grissini sfoggiando uno slippino azzurro turchese da surfista californiano.

Lasciato da parte il Gordo, che oltretutto dopo averlo preso per il culo tutto il giorno ci dirà che è di origini napoletane e parla benissimo l'italiano, è tempo di affrontare il Salto Sapo, infatti dopo averlo ammirato dall'alto ci si entra letteralmente dentro e si passa da una parte all'altra del salto percorrendo una cavità rocciosa sulla quale l'acqua rimbalza permettendo il passaggio al suo interno.







Salto Sapo. Da sopra.


A dirlo cosi sembra una passeggiata, ma finchè non si è li sotto non si può nemmeno lontanamente immagginare quanta potenza incontrastata può avere l'acqua che viene giù come una valanga, a metà del passaggio la corrente creata dalla forza e dalla quantità impressionante d'acqua che viene giù ti toglie letteralmente il fiato e ti fa tremare, anche perchè naturalmente non c'è modo di non inzupparsi completamente, ma anche qui ne vale assolutamente la pena e uscire dall'altra parte e bagnarsi al lato (sennò ti si stacca la testa) di questo piccolo grande Salto è un'altra esperienza a cui le foto e i video non renderanno mai giustizia.





Purtroppo anche questa gita spettacolare e intensa giunge al termine e bisogna rientrare al campamento, non prima di ripercorrere, molto volentieri la ''strada'' dell'andata e riassaporare di nuovo la forza incontrastate e incontrastabile della potenza incontaminata della natura di queste zone entusiasmanti (e ammirare il Gordo!).

Tornati alla base, chiacchieriamo un pò con il nostro nuovo compagno di stanza per la notte, Jorge Sanz, viaggiatore solitario di Madrid e dopo aver cenato e bevuto una birretta in un tranquillo e suggestivo ''chiosco'' adiacente alla nostra posada insieme a Jorge, a Tony e ad una coppia di "circensi" francesi stanchi morti ma contenti di quanto sopra possiamo andare a chiudere gli occhi, che a dir la verità facciamo fatica a tenere aperti adesso.

Il terzo giorno qui a Canaima lo passiamo riposandoci a dispetto dell'intensità delle due giornate precedenti girovagando per il villaggio dei Pemòn, nel suo negozietto di artigianato locale e mangiando pollo locale da gente del pueblo, mai mangiati dei polli cosi saporiti e succulenti, una vera prelibatezza! Da leccarsi i baffi!







Relax sulla laguna




La giornata va avanti cosi, girando qui e là, senza particolari colpi di scena, scattando foto e rilassandoci alla playa della laguna che è un posto davvero unico e idilliaco (vedi foto per credere).


La quarta ed ultima giornata per rientrare a Ciudad Bolivar è un vero disastro! Niente di particolare, ma basta dire che dovevamo partire alle 10 di mattina e siamo partiti con sei ore di ritardo a causa della rottura del carrello del nostro velivolo, una scusa in più per gustarci un altro polletto locale!

Alla fine, ci imbarcano su un altro aereoplano (senza nemmeno chiederci i passaporti) e con il pilota che gioca tranquillamente a solitario col suo cellulare arriviamo sani e salvi a destnazione dove ci aspetta Giovanni, il fratello di Carlos, che ci porta alla posada dove rimarremo altri 2-3 giorni per visitare la cittadina con calma ed organizzare la prossima avventura: Roraima.

Il giorno seguente, visto che la gita di questi quattro giorni alla fine è proceduta alla grande, a parte qualche piccolo imprevisto, decidiamo di organizzare l'escursione al Roraima sempre con Carlos che così ci ospita a gratisse fino al giorno della partenza previsto per mercoledi.

In mattinata conosciamo la nostra futura guida per scalare questo misterioso tepui, Frank, che ci spega un pò quello che andremo ad affrontare, ma questo è un capitolo a parte.

Cosi passiamo un paio di giorni a riposarci e girare per Ciudad Bolivar, una bellissima e coloratissima città coloniale, dove non succede nulla di avventuroso, anche perchè il posto non offre particolari attrazioni, ma è comunque bello e suggestivo girare per queste vie e palazzi pieni d'arte e storia che verso le sei al calar delle tenebre si svuotano misteriosamente trasformando il tutto di colpo in una surreale cittadina coloniale fantasma.








Ciudad Bolivar. Casco historico





Inoltre visitiamo il fortin El Zamora e La Casa de Tejas, dove le rocce enormi la fanno da padrone.







El Fortìn

E ora dopo ora, mentre qui alla posada c'è gente che va e che viene, giapponesi, tedeschi, americani e un italiano di Roma in cerca di un posto dove stabilizzarsi qui in Sud America, si avvicina sempre di più l'ora della partenza per San Francisco de Yuruani alla volta del Roraima...







Un coinquilino della posada







Caffè!!

1 commento:

  1. mamma mia quanta acqua tutta insieme!!! :D
    Si rimane senza fiat solo a guardarle e provando a immaginarcisi lì,mi immagino voi che ci state per davvero :)

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