Dopo la sosta di una sola notte a Maracaibo, che non ci attrae particolarmente, ci tiriamo su dal letto di buon'ora per affrontare il viaggio che ci porterà a valicare il confine ed entrare quindi in Colombia.
I timori legati alla zona di confine, di cui ci aveva raccontato Maurizio prima di partire (guardie corrotte e guerriglieri infestanti), fortunatamente si rivelano appartenere al recente passato delle due nazioni confinanti, da almeno due - tre anni la situazione è cambiata radicalmente e quella che era una zona pericolosissima e da evitare a ogni costo è diventata una specie di passeggiata di salute nonostante i rapporti tra Venezuela e Colombia non siano del tutto idilliaci.
Insomma, dopo esserci concessi l'ultima colazione venezuelana al mercato sotto l'albergo (adoro il succo di guayaba!) ci prendiamo 'sto taxi per il terminàl (condito da interessante conversazione col tassista), dove non facciamo in tempo ad arrivare che troviamo un por puestos a cui mancano giusti giusti due passeggeri per partire.
Tempo 10 minuti e la vecchia (ma forse sarebbe meglio definirla antica) chevrolet si avvia con a bordo Giuliano, me, un ragazzo e due signore tutti e tre colombiani.Il percorso è interessante: attraversiamo un ambiente lagunare (laguna di Sinamaica), condito da pueblitos, baracche, chioschetti diroccati, ma soprattutto posti di blocco della policia e della guardia nacional.
Naturalmente veniamo fermati a tutti i posti di blocco... mi pare 6 in totale (ma potrei aver perso il conto).
Perlopiù tutto si risolve in una veloce occhiata al cofano del coche e un'occhiata ai documenti, che i passeggeri colombiani mostrano addirittura senza consegnarli alle guardie, mentre per noi stranieri con passaporto il problema principale è il controllo del visto di entrata nel paese, in quanto potremmo essere clandestini in fuga (!).
Mi pare di capire che la maggior parte dei funzionari che incontriamo non è molto ferrata in passaporti, infatti quasi tutti ci chiedono perchè non abbiamo il timbro di entrata nel paese, salvo augurarci buona sorte e buon proseguimento quando gli mostriamo il sello un paio di pagine più avanti.
L'unico inconveniente che troviamo è uno schifoso pezzo di merda in divisa nera (credo policia regional) che si chiama J. Sanz, il quale pensa bene di arrotondare lo stipendio estorcendo qualche bolivar agli stranieri, porca vacca all'ultimo posto di blocco! Ancora pochi chilometri e sarebbe andata liscia come l'olio... Per fortuna ci avevano avvertito e quindi non ci facciamo impressionare più di tanto dalla guardia che, controllando i nostri passaporti, si inventa che non è possibile lasciare il paese via terra perchè siamo arrivati in aereo e quindi siamo costretti a tornare indietro a Maracaibo o a Caracas e prendere un volo internazionale... li mortacci tua almeno te potevì inventà una cazzata un pò più credibile!
Cerchiamo di fare un pò i vaghi rispondendogli che non capiamo bene lo spagnolo ma non c'è niente da fare, il tizio si fa seguire dentro la casetta delle guardie, dove peraltro ce ne sono altre che sanno bene quello che sta facendo el senor Sanz ma se ne fottono altamente.
Una volta "in intimità" senza nemmeno ripeterci per quale motivo secondo lui "siamo nei guai" ci rivela di essere disposto a far finta di non aver visto niente, e così ci tocca sborsare un centinaio di bolivar per evitare ulteriori rotture di scatole, il che ci fa anche un pò sorridere perchè stavamo appunto discutendo su cosa fare con gli ultimi soldi venezuelani... così il problema non si pone.
Superato questo piccolo ostacolo arriviamo dopo pochi minuti a Paraguachon, piccola e trasandata località dove si deve passare per la dogana a farsi apporre sul passaporto il timbro di uscita dal paese e, poche centinaia di metri più avanti, passare per la dogana colombiana a farsi timbrare il passaporto in entrata. Questo però io e Giuliano non lo sappiamo e ci limitiamo a chiudere il rapporto con il Venezuela e proseguire con il por puestos verso Maicao, la prima cittadina colombiana sulla strada, punto di partenza per raggiungere la costa caraibica, tranquilli delle rassicurazioni del conducente che ci dice che l'ufficio del DAS (la dogana appunto) si trova vicino al terminàl di Maicao.
Hasta luego Venezuela |
Così arriviamo al terminàl e schiviamo tutti gli assalti dei venditori di biglietti di autobus rispondendo che prima dobbiamo andare a regolarizzare le nostre posizioni di immigrati. In effetti a duecento metri dalla stazione c'è un DAS, ma non è qui che si espletano le formalità di ingresso nel paese...
Fortunatamente da questo lato della frontiera troviamo una guardia decisamente amichevole che ci spiega che dobbiamo tornare a Paraguachon perchè soltanto lì possiamo richiedere il visto.
Porca troia che giornata! E proprio in questo momento comincia anche a piovere!
Vabbè non lasciamoci scoraggiare, le cose facili non ci piacciono!
Torniamo al terminàl, cambiamo un centinaio d'euro in pesos colombiani a un tasso criminale e ci tocca prima arrivare alla piazza del paese e da qui prendere un taxi colectivo (perchè una normale corsa in taxi ci costerebbe una cifra spropositata) per tornare al posto di frontiera.
Per fortuna troviamo un tizio molto disponibile che ci custodisce gli zaini dentro il suo ufficio nel terminàl, prendiamo sto taxi e via, tornare indietro fino a Paraguachon.
Qui ce la caviamo in 5 minuti, per la prima volta vedo come si utilizza il passaporto elettronico e ci controllano anche l'impronta digitale dopo una breve intervista sulla nostra occupazione in Italia e il motivo del viaggio. Inutile dire che rimaniamo stupiti da tanta efficienza!
Sistemata questa cosetta abbiamo un pò di tempo per guardarci intorno nell'attesa che il colectivo sia pieno (altrimenti non riparte). Ci troviamo in una cittadina polverosa e sporca, che sembra uscita da un film di Sergio Leone, piena di zozzissime bancarelle, cambiavalute clandestini e una varietà di gente dal campesino che aiuta la mula a tirare il carretto in mezzo alla strada sassosa al signore attempato che finisce la sua sopita prima di riprendere il cammino.
Tutto intorno a perdita d'occhio foresta.
Paesaggio di frontiera |
Al momento di ripartire ci troviamo con un passeggero in più e il nostro autista ci manda con un altro colectivo (una 2 cavalli!!) nel quale in extremis si infilano anche due signori che si stringono nell'unico posto davanti, così viaggiamo in 6 e uno di loro è costretto a tenere un braccio fuori del finestrino per tenere la portiera chiusa...
Tornati a Maicao finalmente recuperiamo gli zaini e compriamo due biglietti per l'autobus in imminente partenza hasta Santa Marta.
Manco a dirlo, al momento di salire sull'autobus (in extremis perchè sta proprio partendo) notiamo con sgomento che non c'è posto a sedere, neanche tra i bagagli sparsi sul pavimento! Chiedendoci che cazzo abbiamo fatto per meritare una giornata del genere sbraitiamo un pò con il conducente, scendendo insieme a lui per tornare all'oficina per farci rimborsare il biglietto.Il bello è che l'impiegata non si fa problemi più di tanto, limitandosi a dire: ah si? non c'è posto? vabbè. E ci ridà i 50.000 pesos... ricordandomi improvvisamente che non siamo soltanto in Sud America ma anche molto vicini alla costa caraibica e quindi trovare qualcuno che si scompone è come vincere alla lotteria di capodanno!
La fortuna continua a darci una mano, però, nonostante gli inconvenienti, infatti troviamo subito un'altra partenza per Santa Marta allo stesso prezzo e su un autobus decisamente più confortevole e spazioso, alla faccia vostra!
Riusciamo ad arrivare a Santa Marta verso sera, non prima però di aver saggiato che anche qui la policia non scherza, infatti quando il bus viene fermato devono scendere tutti i passeggeri per far salire le guardie a controllare.
Santa Marta è un buon approccio con la Colombia, che appare subito molto differente dal Venezuela. Per prima cosa nonostante arriviamo che è già buio troviamo parecchia gente per la strada. E soprattutto ci sono bar aperti insieme a qualche tienda e tanta musica! Ci voleva proprio dopo il mese trascorso nella repubblica bolivariana, dove al tramonto quasi tutte le città diventano macabre e spaventevoli, si svuotano di qualsiasi attività ed escono gli zombi!
Ci troviamo una camera constatando che i costi non sono così bassi come ci aspettavamo e andiamo a mangiare una cosa dopo quasi dodici ore trascorse dalla colazione con una fame da mal di stomaco.
Dopo cena andiamo a farci un giro e troviamo addirittura una festa sul lungomare con musica a tutto volume e tutti i locali aperti e illuminati, cosa che ci voleva proprio!
Santa Marta è piena di turisti e quindi anche di operatori turistici, che a dire il vero si accollano parecchio, niente però in confronto a quello che incontreremo a Cartagena.
Addirittura c'è qualcuno che offre cocaina e marijuana per la strada!Ad ogni modo, siamo stanchi in maniera inconcepibile e ce ne andiamo a letto, la giornata è stata a dir poco movimentata e il sonno si fa sentire, nonostante la musica che si insinua in camera e gli schiamazzi ci mettiamo pochi secondi a cadere addormentati...
Il mattino seguente per prima cosa cambiamo sistemazione, avendone trovata una decisamente più economica cento metri più in là, poi cominciamo a girare per la città, che pur non offrendo niente di particolare ha un fascino tutto suo, creato dagli edifici coloniali decadenti, da un lungo malecòn sul mare pieno di bancarelle, gelatai e venditori di chicha, spiaggie affollate e musica a profusione che viene sparata fuori da ogni bar o tienda che incontriamo sul cammino.
L'approccio con la Colombia è decisamente positivo, gironzoliamo senza meta particolare per tutto il centro, attraversiamo il mercato, assaggiamo le bevande anticalura come l'avena, la limonata, il tuttifrutti o la chicha e anche il primo ceviche del viaggio, che da queste parti si prepara prevalentemente con camarones (gamberetti), pulpo e caracoles (lumache di mare) condite con una salsa a base di limone, ketchup, maionese e chissà cos'altro. E' molto diverso dal ceviche a cui ero abituato ma devo dire che è un piacevole spuntino anche questo!
Insomma, l'atmosfera è festante, il sole splende, il cibo è buono, la gente è bella a vedersi e a parlarci. Mi sa che questa Colombia ci riserverà piacevoli sorprese!
Lungomare di Santa Marta e carretto di chicha |
Ancora il malecon |
Ceviche alla colombiana |
El Libertador Simon Bolivar morì a Santa Marta |
Oro Tayrona, gli antichi abitanti della costa |
Oro Tayrona |
Manufatti Tayrona |
Strade di Santa Marta |
Passeggiata notturna |
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