Arriviamo a Popayan in tarda serata e per questo cerchiamo un posto dove dormire vicino al terminal, che alla fine dista solo un paio di km dal centro cittadino, trovando dopo aver scartato un paio di hotel che chiedevano una cifra esagerata, un hospedaje economico e confortevole proprio a un centinaio di metri dalla stazione dei bus.
La mattina seguente decidiamo di fare una visita al centro cittadino, tranquillo e pulito, costruito in stile coloniale e caratterizzato da un predominante bianco che "colora" case, palazzi, chiese e uffici.La cittadina non ha molto da dare al turista, solo un paio di chiese e l'ordinata piazza centrale che ospita numerosi venditori ambulanti e lustrascarpe, dove è possibile rilassarsi all'ombra sfuggendo per un pò al caldo afoso, ma nulla di più.
Per avere una bella vista della città dall'alto è possibile però arrampicarsi su un cerro (collina) da dove si scorge su tutte la grande cupola della cattedrale pricipale, ma anche qui niente di eccezionale!
Il viaggio che affrontiamo da Popayan per raggungere San Augustìn è uno dei più impegnativi affrontati finora, a causa della strada sconnessa che collega le due cittadine, che ci fa sobbalzare sui sedili del piccolo bus per circa 5 ore, durata del tragitto per compiere meno di 200 km (di sterrato!), durante il quale veniamo anche fermati dai militari dell'esercito nazionale che presidiano la zona, che informano della ricerca di un pericoloso criminale facente parte del noto gruppo delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) e di chiamarli tempestivamente, tramite alcuni numeri riportat su un foglio informativo distribuito a tutti i passeggeri, in caso si avesse avuta qualsiasi notizia di tal Cacica Gaitana, alias Costeno, alias Jorobado, alias Chepe, alias Polo, alias Hernan o alias Juaqui, cioè tutti i nomignoli sotto i quali si sarebbe potuto nascondere il ricercato!
Infatti appena saliamo sul suo fuoristrada il "pezzo di merda" ci inizia ad elencare tutte le attrattive nei dintorni della cittadina e i vari tour possibili per visitare i numerosi siti archeologici presenti nella zona circostante, dicendoci che si possono organizzare direttamente con lui, guarda caso, e che inoltre se necessitiamo di un ostello può ospitarci in quello gestito da lui che è il più economico del paese, guarda caso!
Non contento ci lascia nell'agenzia turistica dove lavora, spacciandola per l'ufficio turistico ufficiale, dove una chica ci spiega di nuovo i vari tour possibili da effettuare nei dintorni (che boicotteremo, a parte uno, ma prenotato con un altra agenzia, alla faccia del "pezzo di merda"!).
Alla fine però l'abitazione che ci fa vedere la chica non è male e non costa molto (per tre giorni ci fanno un buon prezzo) cosi decidiamo di prendere la stanza e correre a pranzare perchè è ormai pomeriggio inoltrato.
Dopo pranzo girando per il paese, chiediamo informazioni su come arrivare al mercato a un piccolo uomo di mezza età, Ramiro, che ci indica la direzione ed inoltre ci propone di acquistare le sue cherimoyas (uno dei tanti frutti che si trovano in Sud America), ma visto che ne ha una busta piena (una decina) gli diciamo che sono troppe per noi due, allora dice che ce ne può vendere la metà per 5000 pesos (2 euro) dicendoci una sola unità costa 1500-2000 pesos e così io e Daniele da buoni italiani pensiamo che ci sta dicendo una cavolata e ci vuole fare la sola, perciò andiamo a verificare la veridicità delle sue affermazioni al vicino mercato, dove effettivamente una sola cherimoya costa quanto dichiarato dal buon uomo. Allora torniamo subito indietro e acquistiamo tutti i frutti, che anche se dall'aspetto non gli si darebbe un... pesos, si riveleranno una delle cose più buone assaggiate finora, composti da una succolenta polpa dal sapore dolce e delicato, una vera delizia per il palato.
Concluso l'affare, conosciamo meglio Ramiro, un contadino che vive nella vicina campagna, sceso nel paese per vendere le cherimoyas coltivate direttamente nel suo terreno, chiacchierando gli diciamo di essere stranieri e che siamo appena arrivati a San Augustìn e così con grande ospitalità ci invita l'indomani nella sua finca (casa di campagna) per bere un vino di arancia che produce direttamente lui e che inoltre se ci fosse piaciuta saremmo potuti rimanere nella sua abitazione a un prezzo molto più basso di quello richiesto in città, cosi ci facciamo spiegare la strada e ci diamo appuntamento per il giorno seguente.
Nel pomeriggio vagando per la città incontriamo anche due ragazzi del posto, Julian e Eduard, appartati in un angolo un pò buio e abbastanza losco intenti a girare un porro di..."verdura", che alla nostra vista appaiono dapprima un pò diffidenti, ma con i quali alla fine chiacchieriamo e fumiamo allegramente e dai quali apprendiamo alcune nuove parole del gergo usato da queste parti, come l'esclamazione "cimba!" che sta più o meno come "figo!" o "cazzo" a seconda del contesto ed organizziamo per di più una scampagnata e un pranzo a base di pasta per il giorno dopo, accordandoci nel portare noi la spesa e cucinare naturalmente e spiegando ai due l'occorrente necessario che avrebbero dovuto portare loro (una pentola per far bollire l'acqua, una per il sugo e uno scolapasta e volendo anche delle posate) in quanto non sapevano nemmeno da dove cominciare per cucinare un piatto di pasta!Così alla fine decidiamo di non perdere la giornata andando a visitare il vicino Parque Arqueologico e dando appuntamento ai ragazzi in serata, anche perchè nel pomeriggio Eduard avrebbe dovuto lavorare, udite udite, se gli avessero riparato il carretto (incidentato) con il quale, trainato da un cavallo, trasporta cose e persone per il paese!
Arrivati al Parque Arqueologico, visitiamo dapprima il museo, dove iniziamo a capire un pò di cose riguardanti i siti archeologici della zona e dove apprendiamo che le numerose statue sparse in questa area erano state scolpite circa 5000 anni prima da abitanti di due civiltà primitive che vivevano nelle valli adiacenti ai fiumi Magdalena e Cauca e che le rocce utilizzate erano di origine vulcanica, gettate in grandi quantità e distanza per l'appunto dai vicini vulcani oggi giorno estinti.
Poco più si sa sulle antiche popolazioni di San Augustin e sulle loro statue arrivate fino ai giorni nostri che a dirla tutta, a parere di esperti e archeologi, sono anche di basso livello artistico, ma è tutto il paesaggio intorno, composto da spettacolari valli, fiumi, boschi e cascate a rendere questo posto cosi magico e spettacolare, insieme ai sui allegri e disponibili abitanti (almeno quelli conosciuti da noi, a parte naturalmente il "pezzo di merda"!!!).
Nel Parque Arqueologico, vedremo le nostre prime statue (circa 130) che sono per la maggior parte figure antropomorfe, alcune realistiche, altre somiglianti a maschere mostruose o che raffigurano animali sacri come l'aquila, il giaguaro e la rana.Come detto è bello ammirare queste opere e chiedersi cosa stavano a rappresentare (se rappresentavano qualcosa!) ma non si rimane estasiati tanto dalle mesitas (cosi vengono chiamati i gruppi di sculture), ma dal paesaggio tutto intorno che qui nel Parque è una immacolata quanto fitta foresta dove volano un numero incredibile di spettacolari farfalle.
Oltre alle mesitas molto interessante e ricca di mistero è la Fuente de Lavapatas, un complesso labirinto di canali e piccole vasche a terrazza scavato nel letto roccioso di un ruscello, decorate con immaggini di serpenti, lucertole e altre figure antropomorfe dove secondo gli archeologi avvenivano rituali ed erano usate per il culto di divinità legate all'acqua.
Per ultimo seguendo il sentiero che sale lungo la collina fino al sito chiamato Alto de Lavapatas è possibile vedere anche alcune antiche tombe, custodite dalle immancabili statue, da dove data l'altura e la posizione si ha una eccezzionale vista panoramica sulla campagna circostante.
Dopo circa tre ore ed aver visitato l'utima zona del sito, composta anche essa da tombe e i loro "guardiani", ci dirigiamo verso l'uscita dove compriamo due souvenir in uno dei numerosi banchetti e iniziamo a chiedere se qualcuno dei venditori conoscesse e sapesse dove vivesse Ramiro (il buon contadino conosciuto il giorno prima), visto che secondo le sue indicazioni la finca non dovrebbe trovarsi molto lontana dal Parque Arquelogico, ma qui sembra che il nome Ramiro sia così comune che nessuno, non conoscendo il suo cognome, ci possa essere d'aiuto, finchè quasi perse le speranze ci si avvicina un piccolo uomo, dall'aria buffa e stralunata che afferma di essere il fratello del contadino che stiamo cercando!
Così fortunatamente veniamo condotti da Olivo alla finca che stavamo cercando e dove il padrone di casa ci accoglie,come promesso, con un ottimo vino di arancia e del pane fatto in casa, dove vive con la madre e con il buon Olivo che per affermare o negare alcune nostre curiosità risponde quasi sempre con un simpatico "si signò" o "no signò" davvero d'altri tempi, ricordando vagamente un famoso personaggio di Zelig rappresentato da Marco Mazzocca.Chiacchieriamo un paio d'ore con Ramiro e gli altri componenti della famiglia e data la loro genuinità e calda accoglienza e il posto dove vivono, una casetta in mezzo al verde dove passa una macchina ogni mezz'ora, con tanto di terreno dove sorgono varie coltivazioni che più avanti "espoloreremo" meglio, decidiamo di fermarci qui un paio di giorni, ma non da subito perchè abbiamo in programma di andare a visitare l'indomani con un tour organizzato alcuni altri siti nei dintorni, altrimenti impossibili da raggiungere a piedi e troppo scomodi da raggiungere con i bus in un solo giorno.
Scesi in centro così andiamo a prenotare subito questo tour all'agenzia che ci tratta meglio in termini economici, ma prima fumando una sigaretta in piazza e chicchierando con alcuni ragazzi riusciamo anche ad acquistare anche noi un pò di "verdura"! Che da queste parti sembra che giri un pò dappertutto, con una tal facilità e semplicità come se si stessero vendendo caramelle (daltronde non vedo la differenza!). A dirla tutta chiediamo una piccola e modesta quantità, ma qui sembra che non esista il termine poco in questo campo, viste le numerose coltivazioni, cosi spendendo 10.000 pesos (4 euro) ci viene portata una quantità spropositata di questa benedetta pianta e il termine spropositata non è davvero usato a caso! Così felici e contenti della giornata trascorsa come meglio non si poteva ce ne andiamo a cena alla barattissima (molto economica) "Rana Verde" dove si mangia con circa un euro e mezzo e dopodichè, andiamo a sdraiarci sul letto da dove non ci alzeremo più fino al giorno dopo, grazie anche all'affare concuso qualche ora prima!
Il tour che andiamo a intraprendere il giorno seguente è un bel giro in jeep, che ci porterà a visitare un paio di siti archeologici e soprattuto alcune bellezze naturali.
Si comincia da El Estrecho, dove il Rio Magdalena attraversa gole larghe solamente 2,2 metri, per passare poi alla visita di alcune antiche tombe contornate dalle immancabili statue e per finire, dopo un ottimo pranzo a base di churrasquito e sancocho, ad ammirare due spettacolari cascate, il Salto de Bordones e il Salto de Mortino.
Il bel tour finisce con il ritorno in paese verso le cinque del pomeriggio, dove non succede più nulla degno di cronaca fino alla mattina seguente, quando ci "trasferiremo" a casa di Ramiro.
La mattina prima di andare verso la campagna, andiamo a fare la spesa al mercato cittadino per cucinarci un buon piatto di pasta per cena, dopodichè prendiamo un taxi (dato il peso degli zaini) e con poco meno di 10 minuti arriviamo alla nostra nuova "residenza" per i prossimi tre giorni, dove Ramiro ci offre degli ottimi fichi cotti e ripieni di formaggio preparati da lui, accompagnati da un pò di pane sempre fatto in casa, che ci caricheranno un pò prima di uscire per andare a visitare gli ultimi siti della zona circostante che raggiungingeremo a piedi con una camminata totale di quattro-cinque ore, tutto questo non prima di fare un'altra bella chicchierata con Ramiro, col quale ormai parliamo tranquillamente di tutto, conoscendolo più a fondo, tanto che ci propone di comprarci tramite un suo conoscente foglie di coca e cal (sostanza con la quale si masticano le foglie per estrarre il principio attivo) l'indomani mattina al mercato.
Ormai credo che non ci sia più bisogno di dire che i siti che andiamo a visitare (El Tablon, La Pelota, El Purutal) accolgono statue e tombe immerse nella lussureggiante campagna di San Augustìn e che il paesaggio che li contorna è bellissimo, ma rimaniamo colpiti ed estasiti soprattutto dall'ultimo sito che andiamo a visitare, La Chaquira, dove le divinità stavolta non sono rappresentate in forma di statua, ma sono scolpite direttamente sul fianco della montagna e guardano verso la straordinaria gola del Rio Magdalena, sulla quale si apre un panorama davvero eccezionale.
Peccato che si è fatto ormai tardi e dobbiamo ritornare verso San Augustìn e camminare ancora un bel pò per arrivare alla finca, dove arriveremo quando sarà ormai buio pesto, giusto in orario per accendere il fuoco nella rustica cucina a legna e prepararci un ricco piatto di pasta, che date le calorie perse nel pomeriggio ci divoriamo in pochi minuti.
Dopo cena però ci possiamo rilassare nel fresco clima di campagna, dove il tempo sembra scorrere più lentamente, accompagnati da un silenzio e una tranquillità che difficilmente si possono provare ed assaporare da altre parti e che molte volte manca nella vita di tutti i giorni e alla quale ormai ci siamo abituati, lontano da tutto e tutti ci godiamo a pieno il momento, prendendoci un pò di tempo anche per aprire le menti e soprattutto pensare su come la vita scorra da queste parti, arrivando alla conlusione che chi vive come Ramiro e la sua famiglia, non ha niente da invidiarci, anzi...Daniele non sentendosi troppo bene nella notte si sveglia stranito l'indomani, così la signora (non ricordiamo il nome della mamma di Ramiro e Olivo) gli prepara un infuso con scorze di limone e altre erbe "magiche", nel mentre torna Ramiro dal mercato portandoci come promesso le foglie di coca, che andiamo a masticare tutti e tre insieme nel suo orto mentre ci mostra orgoglioso le sue coltivazioni: chirimoya, aguacate, naranja, altre meravigliose piante di frutta e ortaggi, fagioli e ...l'onnipresente "verdura"!
Trascorriamo la mattinata da campagnoli, a contatto diretto con le abitudini e i ritmi di chi lo è per davvero e ammirando sempre di più il modo in cui veniamo trattati da queste persone sempre pronte ad aiutarti in caso di bisogno e che non si tirerebbero mai indietro nel dividere l'unico pezzo di pane che hanno a disposizione e per di più sempre a testa alta ed il sorriso stampato sulle labbra.
C'è da imparare molto da chi ha meno di noi (ma non gli manca niente), noi che a volte ci lamentiamo o ci arrabbiamo per delle piccolezze che a raccontarle da queste parti ci sarebbe da vergognarsi.
Detto questo, nonostante l'infuso e la coca Daniele non si riprende completamente e così scendo da solo a pranzare al paese, alla ormai nota "Rana Verde" e poi me ne vado su una collinetta da dove si può vedere tutta la cittadina e da dove ci si rende conto che è davvero piccola!
Più tardi vengo raggiunto da Daniele, ma che non dura molto e ritorna indietro dopo poco più di un ora, mentre io rimango un altro pò nella piazza centrale ad assistere ad uno "ciov" (come viene chiamato da queste parti uno "show") di due bravi comici che intraprendono un siparietto circondati da una bella folla di persone, tra queste una ragazza, dalla quale vengo colpito particolarmente e con la quale dopo aver parlato un pò, mi accordo di incontrarci l'indomani per continuare la chicchierata, visto che ormai si è fatto quasi buio e sulla strada per tornare alla finca non esiste illuminazione. La mattina seguente per questo io me ne scendo di nuovo al paese per l'appuntamento, mentre Daniele se ne va con Ramiro a fare una passeggiata per la campagna.
Mi incontro con la chica nella piazza centrale della quale non ricordando il nome, per prima cosa glielo chiedo di nuovo ma, forse appannato dalla sua bellezza, non riesco a memorizzare nemmeno stavolta!Vabbè... comunque scopro che la ragazza deve compiere ancora i diciotto anni e per questo non mi sento troppo a mio agio, anche perchè a guardala bene si vede dal viso acqua e sapone che è ancora troppo bambina (anche se è veramente bella cazzo!).
E' comunque una piacevole conoscenza, che più che altro mi fa capire quanto è diverso essere nata come lei in un paesino così piccolo, da dove mi dice che vuole scappare non appena finiti gli studi verso una città più grande perchè vivere a San Augustìn per un giovane non è così piacevole, per il semplice fatto non che non c'è assolutamente niente da fare e si conoscono bene o male tutte le persone!
Mi viene da ridere a pensare che quando gli chiedo se ha Facebook, per restare in contatto, mi dice che non sa nemmeno cos'è e quando glielo spiego mi dice che non ha nemmeno il computer!
Lei all'ora di pranzo deve rientrare per dare una mano alla madre per cucinare e fare altre faccende di casa aiutandola ad accudire i due fratellini più piccoli e la nonna ultranovantenne, cosi io gli lascio comunque la mia mail, spegandogli un pò come funziona il mondo virtuale, in caso in futuro dovesse comprarsi un computer, ma non credo abbia capito bene come funziona il fatto di Facebook, perchè mi guardava un pò perplessa!
Così verso l'una, dopo aver fatto una passeggiata nei dintorni del paese, ci salutiamo non potendoci dare un nuovo appuntamento, perchè io il giorno dopo sarei dovuto ripartire e andare via da San Augustìn e forse è meglio così, perchè è stata una delle più belle ragazze che ho visto qui in Sud America della quale mi sarei potuto innamorare facilmente!
Ma chissà...magari un giorno si comprerà un pc, speriamo solo che fino ad allora non si perda il pezzetto di carta dove gli ho segnato la mia mail!!!
Chiuso il capitolo, dopo aver pranzato, me ne vado di nuovo nella piazza centrale, seduto su una delle tante panchine e dopo pochi minuti mi si avvicina Carlos, un ragazzo che mi chiede da dove vengo (come detto qui si conoscono bene o male tutti!) e con il quale inizio a chiacchierare un pò, scoprendo che mastica anche un pò di italiano, così tra un pò di italiano e un pò di spagnolo mi invita nella sua casa per bere un tè, con un pò di "verdura" al posto dei biscotti...da queste parti si usa in questo modo, e io accetto ben volentieri.
Così passo il pomeriggio a casa del mio nuovo amico, che in realtà vive in una sorta di baracca di legno, dove alla porta non c'è la serratura ma un lucchetto e la cucina è composta da un lavello adagiato su una trave di legno e una macchina del gas, mentre il salotto, se così si pùo definire, non è niente altro che un piccolo spazio dove c'è una panca ed un'amaca e questo è tutto ciò che compone il piano terra (3mx3m) mentre al secondo livello, dove si arriva con una scala di 4-5 gradini non c'è altro che un bagno di 1mx1m e 4 materassi buttati a terra che vanno a formare la "camera da letto"! Niente tv, niente tavoli e sedie, solo un pc il quale il buon Carlos si deve portare sempre dietro dato che mi racconta che già sono entrati i ladri un paio di volte, ma evidentemente non hanno potuto compiere il colpo del secolo dato l'arredamento!
Daniele invece mi racconterà più tardi la sua giornata, trascorsa in compagnia di Ramiro, che lo ha portato un pò in giro per i dintorni, a trovare qualche vicino per un caffè e a visitare il Rio Naranjos. In particolare è rimasto sconvolto dalla quantità impressionante di "verdura" che si incontra un pò dappertutto in mezzo alle coltivazioni tradizionali e alla moltitudine di piante medicinali. La prima tappa è una casetta dove Ramiro chiede alla proprietaria dove trovare proprio alcune erbe (naturalmente i nomi sono impossibili) per preparare un medicamento alla madre che soffre di reumatismi, a quanto pare la medicina a cui siamo abituati qui non fa effetto... Passeggiando per i sentieri si fermano a raccogliere gli avocadi che si trovano un pò dappertutto sparsi sotto gli alberi, fino al Naranjos, piccolo fiume impetuoso che si getta nel più importante Magdalena.
Anche lì ci sono statue e tanti altri alberi, in particolare ci sono parecchie guajabas e immancabilmente due ragazze che le raccolgono per portarle l'indomani al mercato del paese. Trasportando il carico per un pò arrivano alla casa di un altro vicino, raggiungibile solo per un ponticello che mi mette i brividi solo a guardare le foto, dove vivono due ragazzi giovani, inutile dire che questi hanno la "verdura" piantata pure nelle scarpe vecchie usate come vasi! Peccato che Daniele non ha scattato nemmeno una foto! Ecco perchè la sera l'ho trovato sfragnato!
Naturalmente la condivisione interessa tutti e dico tutti i prodotti della natura, quindi immagino abbia passato un bel pomeriggio...come me...
Per ultimo visitano l'ultimo vicino, che è il padre delle due ragazze della guajaba, per un caffè e chiacchierare della politica cittadina, visto che sono in vista le elezioni per nominare il nuovo alcalde.Andiamo a dormire la notte molto dispiaciuti al pensiero di lasciare la finca di Ramiro l'indomani e questo paesino che anche se cosi piccolo ci lascierà molti bei ricordi, tutti positivi, tanto che consiglio a tutti quelli che hanno raggiunto già la sospirata pensione questa destinazione: San Augustin!
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