giovedì 6 ottobre 2011

Bogotà y Medellin - dal 29 luglio (Giuliano) e 1 agosto (Daniele) al 10 agosto

Prendiamo il bus in mattinata da San Gil e divise le strade con Daniele, che scende più o meno a metà tragitto destinazione Villa de Leyva, arrivo al terminal di Bogotà nel tardo pomeriggio di venerdì da dove prendo un taxi per andare da MaFe, dimunuitivo di Maria Fernanda, che vive al nord della capitale e che sarà la mia speciale guida turistica per questo week-end fino a che lunedi non mi raggiungerà di nuovo Daniele.

Bogotà è abbastanza fredda tutto l'anno per gli standard sud americani (14°C di media), trovandosi a un'altezza di circa 2600 m sul livello del mare e delimitata da alte catene montuose sulle quali spicca il Monserrate (3150 m), per di più piove spesso e volentieri, senza preavviso, e infatti non si sa mai come uscire vestiti la mattina secondo la gente del posto.


Con MaFe passiamo comunque un bel week-end (purtroppo troppo corto!) e dopo che il primo giorno mi ha potuto ospitare nella sua abitazione dove vive con la simpatica cugina Catalina , sabato usciamo con calma in mattinata per trovarmi una sistemazione per la notte nella zona più turistica della capitale, l'affascinante Candelaria, dopo circa un'ora di bus nell'intenso traffico cittadino e aver attraversato mezza città da nord a sud scendiamo proprio nel cuore del barrio coloniale della città, dove in effetti sono concentrate la maggior parte delle attrazioni turistiche e dove non ho difficoltà a trovare  un ostello tra i numerosi della zona, il Crancky Crock, dove sistemo le mie cose e mi dirigo di nuovo con MaFe a vivere la città.
Purtroppo il tempo non è dei migliori e inizia a piovere sempre più prepotentemente, così dopo aver pranzato, per non inzupparci decidiamo di andare a visitare il vicino Museo Botero e la Casa de Moneda, dove la "mia guida turistica" mi dà modo di capire, con le sue esaustive spiegazioni, che non è solo molto carina!

La visita ai due musei dura all'incirca due ore, il primo come si può capire è dedicato quasi interamente al più famoso artista colombiano Fernando Botero ed è quindi ovviamente pieno zeppo delle sue opere extralarge oltre che di qualche altro dipinto di altri famosi artisti del calibro di Picasso, Monet e Chagall mentre il secondo, sempre gestito dal Banco della Repubblica, raccoglie e illustra la storia di come si è passati nel corso del tempo dal baratto precolombiano di vasi e manufatti, alle rudimentali monete delle epoche successive, fino all'introduzione di una più recente banca centralizzata per finire alle attuali e contemporanee monete.

Purtroppo all'uscita del secondo museo il tempo non ci assiste per niente e causa freddo e pioggia siamo costretti a restare al coperto senza poter camminare come volevamo per il centro storico, in compenso ci scaldiamo con una tazza di caffè con la panna e abbiamo l'occasione di ammirare una mostra temporanea di veri e propri vestiti fatti interamente di carta con la tecnica degli origami, allestita in una sala adiacente al Caffè.
Ridendo e scherzando, avanza piano piano il buio della notte e così devo salutare MaFe che prende un taxi per tornare a casa, mentre io torno all'ostello dove alloggio in camerata con 5-6 gringos con i quali non posso stringere amicizia (causa mio scarso inglese!) ma credo, cosi a naso, di non perdermi niente!

Così scendo di nuovo in strada a mangiare un perro caliente, che a dispetto della traduzione letterale "cane caldo" è solo un semplice hot dog (cane caldo!?!), e poi mi dirigo in un bar a sorseggiare un paio di birre guardando la prima partita della Colombia nel mondiale under 20 (che quest'anno si disputa proprio in Colombia) contro la Francia, 4-1 e grandi festeggiamenti.

Il mattino seguente giro un pò per il centro andando a fare una ricca colazione di frutta, facendo una passeggiata per la callejon del Embudo fino alla piccolissima Plaza Del Chorro Del Quevedo e poco altro, aspettando le tre, orario dell'appuntamento con MaFe sotto la Torre Colpatria (un grattacielo di 162 metri) dove è possibile salire fino al 46° piano per avere una fantastica vista a 360° della città, purtroppo la domenica pomeriggio non è possibile salire sulla Torre (che sfiga!) e così con MaFe decidiamo di andare a fare una semplice passeggiata in uno dei numerosi parchi della città per chiacchierare e stare le ultime ore insieme, come si dice da queste parti disfrutare, poichè dall'indomani infatti lei dovrà ricominciare la routine del lavoro e dei suoi impegni mentre io continuerò il viaggio con Daniele che mi raggiungerà verso l'ora di pranzo.
In effetti dopo aver passato un altro pomeriggio molto piacevole in compagnia di MaFe, con la quale mi sono trovato molto bene per tutto il tempo fin dall'inizio, restiamo d'accordo di risentirci per per organizzare una cena durante la settimana, ma alla fine per un motivo o per l'altro non riusciremo nell'intento e così, per ora, finisce di fatto qui questa bella e intensa conoscenza.
Adios e muchas gracias MaFe.

Chiuso un pò a malincuore questo capitolo, Lunedi mattina non sentendomi tanto bene la passo in ostello aspettando Daniele, che al suo arrivo mi trova mezzo morto nel letto febbricitante così approfitta per andare a cercare un negozio di fotografia per cercare di far riparare la Nikon (più che altro l'obiettivo) che ormai ci portiamo dietro rotto dal Venezuela! Ma qui purtroppo per far arrivare i pezzi di ricambio necessari per la Nikon ci vogliono minimo due settimane!
Daniele al suo ritorno mi dice anche di aver trovato un altro ostello, il Baluarte, dove ci sposteremo l'indomani e avremo una stanza privata, perchè nella camerata al Crancky Crock è un via vai di gente e non è di sicuro piacevole condividere la camera con troppe persone che vanno e vengono a tutte le ore, tossiscono, russano e chi più ne ha più ne metta... mentre io sento anche non avendo il termometro che la febbre non accenna a diminuire e così dopo aver mangiato una bella pasta con i peperoni cucinata da Daniele ritorno sotto le coperte.

La mattina seguente saldiamo il conto e ci trasferiamo al Baluarte, purtroppo io ancora non mi sento troppo bene e così Daniele (anche lui un pò infermo, con dolori di pancia che si porta dietro da un bel pò di giorni) approfitta per andare a farsi visitare e ritorna stremato perchè mi racconta di essersi fatto tutta la strada a piedi fino all'ospedale (vicino al bel quartiere di Usaquèn) e ritorno (La Candelaria).

Per fortuna la sera ci sentiamo meglio tutti e due e così decidiamo le visite da effettuare ai vari musei e punti di interesse nei prossimi giorni che vado a descrivere qui di seguito:

- Museo Nacional
Allestito in un edificio con pianta a croce ed ex-prigione cittadina il Museo Nacional ospita una bella mostra sulla storia della Colombia, partendo dal primo piano dedicato alla storia precolombiana con riferimenti alle comunità indigene del passato, passando per il secondo ricco di opere d'arte di epoca coloniale e finendo al terzo piano, dove oltre a farsi un idea più precisa della vita nell'antica prigione (alcune vecchie celle sono state rimodernate per ospitare varie mostre) c'è una sala dedicata all'arte moderna con opere di artisti locali, tra i quali l'immancabile Botero. 

- Museo dell'Oro
Il museo più famoso e visitato di Bogotà conserva oltre 55.000 pezzi in oro e altri materiali, testimonianze di tutte le principali culture preispaniche della Colombia.
Oltre ad ammirare visivamente gli oggetti esposti sui tre piani nelle numerose sale tematiche è possibile grazie a video dimostrativi capire quanto ingegno e maestria mettevano gli artigiani per fabbricare i loro pezzi e il loro importante uso nei riti di culto delle antiche comunità.
In effetti pensare che questi oggetti cosi finemente lavorati, provengono da popolazioni vecchie centinaia e centinaia di anni, si rimane a bocca aperta.

- La Candelaria (Plaza Bolivar e dintorni - cambio della guardia presidenziale)
Il delizioso barrio coloniale di Bogotà, composta da un mescolarsi di case settecentesche, edifici in rovina e opere più recenti vede come suo cuore la grandissima Plaza de Bolivar, al cui centro è visibile il primo monumento della città (una statua di Simon Bolivar in bronzo) sulla quale si affaccia la più grande chiesa della capitale, la Catedral Primada, costruita in stile neoclassico e la barocca Capilla del Sagrario, nonchè l'imponente Palacio de Justicia, l'Edificio Lièvano (che oggi ospita l'alcaldia) e il Capitolio Nacional (sede del parlamento).
Per il resto ogni calle (strada) di questo barrio è diversa una dall'altra ed ognuna ha un suo fascino particolare, datogli dallo stile coloniale in cui sono costruite la maggior parte delle case o i bar, dove è possibile sorseggiare una bevanda ammirando i loro interni che come molti hostel (come quello dove alloggeremo noi per qualche giorno) sono ricavati in antiche casone d'epoca, inoltre è sempre piacevole passeggiare per le moderne piazze (dove molto spesso vengono allestite mostre o si svolgono concerti) o quelle più antiche, su tutte la Plazoleta del Chorro de Quevedo, piccola ma deliziosa, dalla quale ci si arriva da una delle due vie che compongono la Callejon del Embudo, cioè due viette strettissime e coloratissime che si stringono formando appunto una sorta di imbuto fino alla piazzetta sopra citata.
Due volte a settimana è possibile assistere al cambio della guardia presidenziale, durante la quale i suoi componenti marciano, con le loro sgargianti uniformi dal Palacio Presidencial al Palacio de Justicia, accompagnati dal rullo dei tamburi e il suono delle trombe.Evento che io e Daniele naturalmente non ci lasciamo sfuggire, seguendo tutto il percorso e la cerimonia.

- Centro Internacional
Passeggiando per le vie del centro Internacional, la zona dei grattacieli e animato cuore degli affari di Bogotà, si ha la vera percezione di trovarsi in una grande metropoli quale è la capitale della Colombia.
Qui nell'animato centro economico e finanziario a tutte le ore c'è un via vai di gente impressionante che va di fretta verso le proprie destinazioni facendo si che a volte è complicato passare tra la folla ed è altrettanto difficile attraversare la larga strada dove oltre alle macchine utilitarie passano dozzine di taxi e bus ogni pochi minuti! Questa zona si svuota magicamente dopo il tramonto con la chiusura dei negozi e soprattuto degli gli uffici. 

- quartiere Macarena
Questo piccolo e delizioso quartiere di casette di mattoni occupa solo un paio di isolati, ma è dopo la Candelaria il più affascinante a livello di estetica, anche se non ospita nessuna attrazione turistica, ma solo un numero impressionante di risoranti per tutti i gusti.

- Museo Botero e Casa Moneda (solo Daniele perchè io già li ho visitati!)
Vedi descrizione ad inizio capitolo!
 
- Cerro Monserrate
In pochi minuti, con una rapida quanto ripida salita con il teleferico, situato ai piedi del monte più alto dei vari che abbracciano Bogotà è possibile raggiungere la cima del Monserrate da dove si ha una vista mozzafiato su tutta la superficie (1700 kmq) della capitale, non è consigliabile a chi soffre di vertigini!
In cima al cerro Monserrate, che è il simbolo di Bogotà, sorge una chiesa bianca che è visibile praticamente da quasi tutti i punti della città.

Questi sono tutti i luoghi di interesse e le zone della città che visiteremo nell'arco di tre giorni molto intensi, ma che almeno a me non lasceranno estasiato dopo aver visitato ben più incredibili posti dove è la natura a farla da padrone, mentre qui a Bogotà, essendo una grande metropoli sono più che altro l'asfalto, le case, i grattacieli e gli edifici oltre che a un numero impressionante di macchine, bus e taxi che creano un alto tasso di inquinamento a volte visibile ad occhio nudo.

Questo dal mio punto di vista turistico, mentre dal punto di vista di città vivibile o meno, a parte lo smog e il traffico ed il clima un pò freddo e piovoso credo che non sia per niente male, con una buona e varia movida (ci sono locali per tutti i gusti), grandi spazi verdi, buoni ed efficenti mezzi pubblici con i quali ci si pò spostare facilmente per tutta la città, svariate opportunità di lavoro, buonissime università, una moltitudine invidiabile di attività culturali (mostre, concerti, spettacoli teatrali ecc ecc) e bella gente, soprattutto le ragazze!



6 agosto

Lasciamo la fredda e uggiosa Bogotà con l'ennesimo autobus notturno per dirigerci verso la città dell'eterna primavera, Medellin, dove, oltre a visitare la città avremo l'occasione di assistere e partecipare all'annuale Feria de las Flores, in occasione della quale feste, eventi e manifestazioni di vario genere colorano la metropoli in tutti i suoi angoli, ma sono soprattutto i campesinos a farlo nel vero senso della parola, scendendo dalle colline circostanti orgogliosi di mostare a tutti le loro magnifiche e stupefacenti composizioni floreali.


Arrivati al terminal terrestre di Medellin ci dirigiamo verso il centro con la moderna e comoda metro (unica città in tutta la Colombia a possederne una) che attraversa la città da nord a sud e dopo un pò di giri per cercare un hotel libero ed economico ne troviamo uno nella famosa Plazoleta de las Esculturas, dove sono esposte una ventina di sculture realizzate e donate alla sua città natale dal più famoso artista colombiano Fernando Botero.

Come al solito lasciati i pesanti zaini in hotel ci facciamo un giro di "perlustrazione" per guardaci un pò intorno e ciò che salta subito agli occhi oltre al trambusto e la modernità della città (con i suoi grattacieli residenziali, enormi centri commerciali e suggestive opere pubbliche) è purtroppo il drammatico distacco tra tutto questo e la strugente povertà, che vivono di pari passo senza che nessuno ci faccia caso o si fermi a riflettere dandogli troppa importanza.
Infatti passeggiando per le vie del centro, tra una vetrina e l'altra o sulle panchine delle piazze principali, sparse un pò dappertutto ci sono vere e proprie comitive di senza tetto delle più svariate età e senza distinzione di sesso che elemosinano qualche spicciolo per mettere qualcosa sotto i denti e non è detto che ci riescano almeno una volta al giorno!

Tutto questo lo si può vedere certamente in tutto il Sud America e nella maggior parte dei paesi in tutto il mondo, ma qui a Medellin è veramente molto forte il contrasto tra chi ha tutto e chi non ha niente, tanto che mangiando o bevendo qualcosa per strada ti può andare facilmente di traverso, non c'è da aggiungere che questo ci darà molto da pensare e riflettere su quanto siamo (come voi che potete leggere questo attraverso un computer collegati a migliaia di km di distanza) molto molto fortunati.
Quello che impressiona maggiormente è la convivenza fianco a fianco di un poveraccio sporco e denutrito e del suo dirimpettaio in giacca, cravatta e orologio, di un ragazzino che cerca di racimolare qualche spicciolo vendendo caramelle e dei giovani vestiti alla moda che sorseggiano una coca cola passeggiando mentre chiacchierano al cellulare.

La cosa che ci fa più male allo stomaco è la continua e insistente richiesta di una moneta o di qualcosa da mangiare o da bere, ci è capitato spesso di dover regalare parte della nostra bevanda a un giovane ragazzo o altre volte anche a signori più avanti con l'età con una fitta al cuore.
Chiuso capitolo.

In serata ci dirigiamo in una delle tante piazze, per assistere al concerto di Fruko e la sua animata band che fanno ballare e divertire centinaia di persone sotto un palco allestito ai piedi di due enormi edifici illuminati a modo per l'occasione con giochi di luci colorate e spettacolari.


Più tardi ci spostiamo verso il vicino e moderno Parque de la Luz dove sorgono come alberi suggestivi lampioni a spirale alti 24 m da terra che illuminano e ornano tutto il parco donandogli un aspetto quasi fantascentifico.
Anche qui è allestito un palco dove parole e musica accompagnano e celebrano questa grande e spettacolare Fiesta de la Flores che rende orgogliosi tutti i cittadini di Medellin, i quali non nascondono per niente il loro entusiamo e dimostrano quanto in questo paese fantastico a regnare non sono il narcotraffico e la criminalità come si pensa ingiustamente dalle nostre parti, ma tutt'altro, cioè la voglia e la capacità di divertirsi vivendo onestamente e rispettando i principali valori umani.
Il giorno seguente segna la chiusura della Feria ed anche il giorno più atteso e più importante, grazie all'incredibile Desfile de los Silleterros, cioè la sfilata dei campesinos (contadini) con i fiori sulle spalle accompagnati da carri, musica e vivaci balli.
Ma visto che il Desfile si svolgerà solo nel pomeriggio, la mattina ce ne andiamo al Jardin Botanico, dove oltre a qualcosa come 600 specie di alberi e piante e un discreto mariposario (casa delle farfalle) è allestita nell'Orquideorama una meravigliosa mostra di fiori e piante, soprattutto orchidee, delle quali ne sono esposte delle più svariate specie, colore e dimensione da far si che per ammirarle tutte ci impieghiamo qualcosa come due ore, anche a causa del gran numero di persone giunte qui per lo stesso motivo, l'unica pecca è che essendo l'ultimo giorno di mostra alcune piante e fiori li troviamo un pò afflosciati, ma lo spettacolo vale comunque il prezzo del biglietto.


Come anticipato nel pomeriggio ci sarà la sfilata di chiusura della festa più importante e conosciuta di Medellin e cosi ci rechiamo sul posto dove si svolgerà il tanto atteso Desfile di buon'ora per cercare un buon punto da dove assistere a questo spettacolo di musica e colori, ma la gente è cosi incredibilmente tanta che trovare un posto con una buona visuale e comodo diventa un'impresa, ma alla fine ci accontentiamo, anche perchè non si può volere più di tanto calcolando che quasi tutta la città si riversa in massa ai lati di questa strada chiusa al traffico e usata come passerella per l'occasione.
Il Desfile è qualcosa di unico e le composizioni floreali (che sembrano quasi finte per quanto perfette) che i contadini portano a fatica sulle spalle su grandi tavole di legno lasciano a bocca aperta ed entusiasmano la gente che assiste, applaudendo contenta e divertita ad ogni trance di campesinos (circa 400 in totale) che passa nelle loro vicinanze in segno di gratitudine e ammirazione per le loro creazioni che possiamo definire vere e proprie opere d'arte data la loro unicità e bellezza.

 



Il giorno dopo la chiusura della Feria de las Flores dalla quale siamo rimasti molto affascinati abbiamo un pò più di tempo per visitare la città, partendo dal barrio de El Poblado che non è altro che una zona ricolma di grattacieli, eleganti centri commerciali, hotel esclusivi e numerosi casinò, per questo non ci passiamo più di tanto tempo, giusto quello necessario per dargli un occhiata e comparare qualche prezzo per comprare una nuova macchinetta fotografica e trovare qualcuno che possa riparare quella rotta in Venezuela (la Nikon), ma invano!
Da El Poblado ci spostiamo nel barrio del Cerro Nutibara dove sorge l'omonima collina alta 80, dalla cima della quale si apono spettacolari vedute che abbracciano la città.
Dopo aver pranzato con un tipico e modesto almuerzo insieme agli operai del quartiere, per avere una veduta panoramica ancora più spettacolare della città e da un altitudine ancora più elevata, nel pomeriggio ci dirigiamo con la metro fino al teleferico (chiamato Metrocable) i cui vagoni si inerpicano sulle pendici delle colline circostanti raggiungendo le comunità più povere e allo stesso tempo più pericolose da visitare, per questo non scendiamo dalle piccole cabine del Metrocable ma giunti in cima riscendiamo direttamente verso la città godendoci di nuovo, questa volta andando a diminuire di quota, i magnifici scorci che si aprono ai nostri occhi "volando" al di sopra della città, e il mare di case dai tetti in eternit che invadono le pendici delle montagne, quasi sovrapponendosi e appoggiandosi una all'altra. E' incredibile quanto amianto ci sia sui tetti delle case in tutto il paese e naturalmente in particolare sulle coperture delle abitazioni più modeste, questi quartieri ne sono letteralmente invasi.
Tornati in centro stanchi dalla lunga e intensa giornata ci rilassiamo un pò passeggiando e bevendo un succo di frutta fresco lungo Pasaje Junin, un viale pedonale pieno di panetterie e bar, negozi di abbigliamento, negozi di CD e bancarelle di fiori, locali dove si gioca d'azzardo e ci si dedica ai vizi e gli immancabili venditori ambulanti che promuovono la loro mercanzia, compresi quelli che vendono "Minutos" ovvero che ti fanno usare il cellulare (ognuno ne ha uno per ogni principale operatore telefonico) al costo di un tot. fisso di Pesos per ogni minuto di conversazione.
Rinfrescati con (un come sempre ottimo) succo di frutta naturale, cioè con frutta fresca frullata al momento, entriamo in un centro commerciale per chiamare a casa con skype e all'uscita ci capita una cosa che non ci era mai capitata prima, ma che da queste parti abbiamo visto abbastanza spesso, comunque non so perchè, appena usciti dal centro commerciale io e Daniele veniamo braccati da due guardie in divisa che in mezzo alla strada ci fanno mettere mani contro il muro con le gambe divaricate per perquisirci e controllarci i documenti per poi lasciarci andare tranquillamente dicendoci che era tutto ok e che era un semplice controllo!


 

Plaza de las esculturas




Vista dal cerro Nutibara

Ancora dal Nutibara

 
Dal Metrocable

Il Metrocable!

Barrio periferico

Antichi mestieri: lo scrivano.

Ambulanti in plaza mayor

Carretto del caffè

Frutta e succhi di frutta


Comuque dopo aver dato un occhiata alla maggior parte delle attrattive turistiche e non della città il giorno prima di ripartire e salutare Medellin decidiamo di andare a fare una gita fuori porta e visitare la piccola Santa Fe de Antioquia, alla quale arriviamo in poco meno di due ore partendo dal terminal di Medellin di buon ora.
Prima di visitare la sonnolenta cittadina coloniale nonchè il più antico insediamento della regione, andiamo a visitare, prendendo uno dei tanti moto-taxi a tre ruote, il famoso e antico (1895) Puente de Occidente che rende possibile attraversare il rio Cauca, uno dei più importanti e antichi di tutto il continente tanto da essere dichiarato monumento nazionale, in effetti il ponte è una struttura che dimostra tutti gli anni che ha ed è proprio per questo che è molto affascinante, soprattutto dall'alto, ammirandolo arrampicandoci su una collina al lato del fiume dove scendiamo dal moto-taxi per poi attraversarlo a piedi e godere del panorama, anche qui suggestivo, dall'altra sponda del Rio Cauca dove ci aspetterà il moto-taxi per riportarci a Santa Fe de Antioquia.
Al ritorno ci facciamo lasciare nella piazza centrale, da dove partiamo per visitare la cittadina e le sue quattro (dico quattro!) antiche e imponenti chiese che si affacciano su delle curatissime e più o meno grandi piazze, che come  tutto il resto del centro colonile hanno conservato intatto l'aspetto che avevano nel XIX secolo.
Dopodichè abbastanza stanchi prima di ritornare in città, compriamo dei frutti di tamarindo, tipico da queste parti, e poi via verso il terminal per riscendere verso Medellin, dove arriviamo che è ormai sera tardi ed abbiamo giusto il tempo per mangiare per poi crollare sui letti ben presto la sera, come ci succede quasi sempre!  

 
Puente de occidente

Puente de occidente

Rio Cauca dal ponte



Calle di Santa Fe de Antioquia

Santa Fe

Piazza centrale di Santa Fe





Succo di tamarindo

Facce d'Antioquia 1

Facce d'Antioquia 2

Lasciamo Medellin con qualche risata offertaci da Julio, grandioso cantante tuttofare che con le sue Parodias (questo il nome del disco che ho acquistato) prende in giro usanze e costumi colombiani, dalla ricerca spasmodica di un lavoro all'attività del presidente della repubblica. Per ora non so come fare a inserire almeno un paio di pezzi, visto che su youtube non si trova niente (e vorrei vede'!) ma nei prossimi giorni studieremo qualcosa per rendere quest'uomo un tantinello più popolare fuori dei confini del suo paese!




 
E' arrivato il momento di lasciare Medellin per altri e meno rumorosi lidi, domani saremo un pò più a sud e un pò più in campagna. Arrivederci!

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